Italia
ll 7 gennaio 2022 è stata confermata la positività in un cinghiale trovato morto in Piemonte, nel Comune di Ovada, in provincia di Alessandria; successivamente sono stati ritrovati altri cinghiali anche in provincia di Genova. Sono state immediatamente attivate le zone di restrizione, compreso il divieto di caccia e outdoor, e la sorveglianza attiva e passiva.
Precedentemente in Italia la malattia era presente unicamente in Sardegna, dove negli ultimi anni si registra un costante e netto miglioramento della situazione epidemiologica.
Il virus riscontrato in Piemonte è geneticamente diverso dal quello circolante in Sardegna, e corrisponde a quello circolante in Europa da alcuni anni.
Europa
In Europa, la PSA ha fatto il suo primo ingresso in Portogallo negli anni ’50, forse attraverso scarti alimentari provenienti dall’Africa (nell’Africa sub-sahariana la peste suina africana è endemica). Dal Portogallo la PSA si è poi estesa alla penisola Iberica, dalla quale è stata eradicata negli anni ’90.
Nel 2007 è stata segnalata in Georgia, si sospetta da rifiuti alimentari provenienti dall’Africa sud orientale, per poi diffondersi a Russia, Ucraina e Bielorussia.
Dal 2014 è però esplosa un’epidemia in alcuni Paesi dell’Est della UE quali Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Ungheria, Repubblica Ceca e Bulgaria che ha già coinvolto oltre 1.000 focolai negli allevamenti di suini domestici e migliaia di casi in cinghiali selvatici.
In particolare è stata notificata dapprima, a gennaio 2014, in Lituania in cinghiali selvatici e, successivamente, in Polonia, Lettonia e Estonia. La maggior parte dei focolai si è verificata, oltre che nei cinghiali, nei suini di aziende “familiari” di piccole dimensioni con scarse o inesistenti misure di biosicurezza e in un arco di tempo relativamente breve. Alcuni studi effettuati negli stati baltici hanno evidenziato come gli eventi epidemici siano molto localizzati e il fronte della malattia avanzi molto lentamente (1-2 km/mese), anche in relazione alla densità di popolazione umana, di suini domestici e di cinghiali.
Nel giugno 2017 la Repubblica Ceca ha notificato una positività da PSA in un cinghiale morto. Vista la distanza dai territori già colpiti dall’epidemia, con ogni probabilità l’introduzione del virus da aree infette è avvenuta tramite carni o prodotti a base di carne di suino o cinghiale infetti. Nello stesso anno la malattia è stata segnalata anche in Polonia, Ucraina e Romania e nel corso del 2018 ha colpito l’Ungheria e la Bulgaria.
Nel settembre 2018 il Belgio ha segnalato i primi due casi nei cinghiali selvatici contrassegnando l’ingresso del virus in Europa occidentale, a più di 800 km di distanza dai focolai più vicini. L’ipotesi più verosimile è che tale introduzione sia conseguente all’incauta introduzione di prodotti infetti da parte dell’uomo.
Nel settembre 2020 sono stati notificati nuovi focolai in Germania riguardanti cinghiali selvatici rinvenuti vicino al confine con la Polonia.
Sebbene il rilievo della PSA abbia interessato unicamente i cinghiali e non vi sia alcuna prova della presenza dell’infezione negli allevamenti, questo ritrovamento pone in allerta tutta la filiera suinicola europea con ripercussioni economiche già all’orizzonte.
Asia
La Peste suina africana dal 2018 ha colpito gravemente anche la Cina (circa 1 milione di animali abbattuti in quest’anno) e nel 2019 il Vietnam e la Cambogia.