I primi studi in ottica di MDG risalgono a circa cent’anni fa, ma è solo tra gli anni ’80 e ’90 che prendono piede all’interno del panorama mondiale ed europeo. In particolare, nel 1991 viene messa in risalto per la prima volta la “questione femminile” all’interno di un articolo scientifico in merito alla gestione dell’infarto nell’uomo e nella donna.
Nel 2000 l’OMS inserisce la medicina di genere nel documento “Equity Act” nel tentativo di incrementare adeguatezza e appropriatezza di diagnosi e cura in base al genere.
In Italia si parla di MDG per la prima volta nel 2004, quando il Ministero della Salute promuove un evento genere-specifico dal titolo “La salute della donna: differenze, specificità e opportunità”.
Per proseguire in questo virtuoso percorso legato alla MDG, la Legge n. 3 del 2018 - Decreto Lorenzin - sancisce che il Ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità avranno onere e competenza nell’ambito della programmazione di opportune strategie per la diffusione della medicina di genere, individuando quattro aree di intervento: divulgazione, formazione e promozione di pratiche sanitarie, prevenzione, diagnosi e cura.
La legge 11 gennaio 2018 n. 3 ha previsto, all’art. 3 la predisposizione di "un Piano volto alla diffusione della medicina di genere mediante divulgazione, formazione e indicazione di pratiche sanitarie che nella ricerca, nella prevenzione, nella diagnosi e nella cura tengano conto delle differenze derivanti dal genere, al fine di garantire la qualità e l’appropriatezza delle prestazioni erogate dal Servizio sanitario nazionale in modo omogeneo sul territorio nazionale", diventando così il primo Paese in Europa a formalizzare l’inserimento del concetto di genere in medicina.